Storia: la lana dei Medici
21/11/2018
La famiglia de’ Medici, banchieri fiorentini che tanto contribuirono al Rinascimento italiano, ha le sue origini nel commercio della lana. Averardo Bicci de’ Medici (1320-1363) svolgeva questa attività e quando morì prematuramente, suo figlio Giovanni Bicci de’ Medici (1360 – 1429) venne preso in custodia dallo zio, già banchiere, e venne avviato alla stessa carriera.
Tuttavia i Medici non abbandonarono mai la produzione e il commercio della lana. Nel 1402Giovanni, che aveva già aperto una filiale della banca a Venezia e una a Roma, acquista una bottega per la produzione di panni di lana nei pressi del Battistero e la intesta a sua figlio Cosimo; nel 1408 ne acquista un’altra per il figlio minore Lorenzo. Si tratta di un investimento non particolarmente dispendioso ma è strategico: la filiera della lana offre lavoro a molte persone a Firenze, che sosterranno i Medici in momenti critici della storia, come la “congiura dei Pazzi” del 1478.
Ai tempi di Cosimo “il Vecchio” (nonno di Lorenzo il Magnifico) lavoravano circa 10.000 persone tra le manifatture dei Medici e quelle a loro consorziate.
A Firenze arrivava una gran quantità di lana, anche da oltre confine, soprattutto dall’Inghilterra. Fino al 1350 circa Firenze aveva importato molta lana dalle Fiandre, poi aveva prevalso la pregiata lana inglese. Ma la Guerra delle due Rose mise in pericolo il commercio dei Medici: re Edoardo IV aveva chiesto un prestito importante alla banca fiorentina ma non si decideva a risolverlo. Pietro “il gottoso” (1416-1469, figlio di Cosimo e padre di Lorenzo il Magnifico) si trovò in una posizione difficile perché non poteva inimicarsi il paese dal quale arrivava la preziosa materia prima. Tutto quelle che fece Edoardo fu abbassare le tasse doganali sulla lana.
Di lì a poco, nel sud d’Italia l’occupazione aragonese portò alla creazione della cosiddetta Dogana delle Pecore diede un forte impulso alla pastorizia e alla transumanza tra il Tavoliere delle Puglie e l’Abruzzo, dalla metà del Quattrocento al Settecento.
I Medici continuavano ad affiancare il commercio della lana all’attività di banchieri – intorno al 1480 partivano da Firenze verso Costantinopoli circa 5000 pezze di lana all’anno. Un secolo dopo, nel 1579, Costanza Piccolomini cedette a Francesco de’ Medici Granduca di Toscana il borgo di Santo Stefano di Sessanio, non lontano da Campo Imperatore in Abruzzo.
La signoria dei Medici continuò fino al 1743, e durante questo periodo Santo Stefano divenne il centro della produzione della lana scura “carfagna” del centro Italia, con la quale le manifatture medicee producevano panni per le divise militari e gli abiti degli ordini religiosi.
Finita la signoria medicea, Santo Stefano divenne territorio del regno delle Due Sicilie fino all’Unità d’Italia, poi possedimento privato del re di Napoli. e Dopo l’unità d’Italia, nella seconda metà dell’Ottocento, il commercio della lana non era più molto fiorente, la transumanza dal Tavoliere delle Puglie iniziò a diminuire e a poco a poco Santo Stefano si spopolò.
Oggi Santo Stefano è riconosciuto come uno dei borghi più belli d’Italia. Il suo edificio più caratteristico, la Torre Medicea, è stato gravemente danneggiata dal terremoto del 2009, ma dal 2004 il borgo è divenuto un albergo diffuso che ha permesso il recupero di gran parte delle case abbandonate. Esistono tuttora botteghe artigiane, in particolare per la produzione e vendita di filati.
Cecilia Gallerani
Bibliografia
Franco Cardini, Barbara Frale, La congiura. Potere e vendetta nella Firenze dei Medici, Editore Laterza 1985
Jean Lucas Dubreton, La vita quotidiana a Firenze ai tempi dei Medici, Editore BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2017
Valentina Rossi, La Firenze segreta dei Medici, Newton Compton 2018
Marcello Vannucci, I Medici. Una famiglia al potere, 1989 Newton Compton
Tuttavia i Medici non abbandonarono mai la produzione e il commercio della lana. Nel 1402Giovanni, che aveva già aperto una filiale della banca a Venezia e una a Roma, acquista una bottega per la produzione di panni di lana nei pressi del Battistero e la intesta a sua figlio Cosimo; nel 1408 ne acquista un’altra per il figlio minore Lorenzo. Si tratta di un investimento non particolarmente dispendioso ma è strategico: la filiera della lana offre lavoro a molte persone a Firenze, che sosterranno i Medici in momenti critici della storia, come la “congiura dei Pazzi” del 1478.
Ai tempi di Cosimo “il Vecchio” (nonno di Lorenzo il Magnifico) lavoravano circa 10.000 persone tra le manifatture dei Medici e quelle a loro consorziate.
A Firenze arrivava una gran quantità di lana, anche da oltre confine, soprattutto dall’Inghilterra. Fino al 1350 circa Firenze aveva importato molta lana dalle Fiandre, poi aveva prevalso la pregiata lana inglese. Ma la Guerra delle due Rose mise in pericolo il commercio dei Medici: re Edoardo IV aveva chiesto un prestito importante alla banca fiorentina ma non si decideva a risolverlo. Pietro “il gottoso” (1416-1469, figlio di Cosimo e padre di Lorenzo il Magnifico) si trovò in una posizione difficile perché non poteva inimicarsi il paese dal quale arrivava la preziosa materia prima. Tutto quelle che fece Edoardo fu abbassare le tasse doganali sulla lana.
Di lì a poco, nel sud d’Italia l’occupazione aragonese portò alla creazione della cosiddetta Dogana delle Pecore diede un forte impulso alla pastorizia e alla transumanza tra il Tavoliere delle Puglie e l’Abruzzo, dalla metà del Quattrocento al Settecento.
I Medici continuavano ad affiancare il commercio della lana all’attività di banchieri – intorno al 1480 partivano da Firenze verso Costantinopoli circa 5000 pezze di lana all’anno. Un secolo dopo, nel 1579, Costanza Piccolomini cedette a Francesco de’ Medici Granduca di Toscana il borgo di Santo Stefano di Sessanio, non lontano da Campo Imperatore in Abruzzo.
La signoria dei Medici continuò fino al 1743, e durante questo periodo Santo Stefano divenne il centro della produzione della lana scura “carfagna” del centro Italia, con la quale le manifatture medicee producevano panni per le divise militari e gli abiti degli ordini religiosi.
Finita la signoria medicea, Santo Stefano divenne territorio del regno delle Due Sicilie fino all’Unità d’Italia, poi possedimento privato del re di Napoli. e Dopo l’unità d’Italia, nella seconda metà dell’Ottocento, il commercio della lana non era più molto fiorente, la transumanza dal Tavoliere delle Puglie iniziò a diminuire e a poco a poco Santo Stefano si spopolò.
Oggi Santo Stefano è riconosciuto come uno dei borghi più belli d’Italia. Il suo edificio più caratteristico, la Torre Medicea, è stato gravemente danneggiata dal terremoto del 2009, ma dal 2004 il borgo è divenuto un albergo diffuso che ha permesso il recupero di gran parte delle case abbandonate. Esistono tuttora botteghe artigiane, in particolare per la produzione e vendita di filati.
Cecilia Gallerani
Bibliografia
Franco Cardini, Barbara Frale, La congiura. Potere e vendetta nella Firenze dei Medici, Editore Laterza 1985
Jean Lucas Dubreton, La vita quotidiana a Firenze ai tempi dei Medici, Editore BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2017
Valentina Rossi, La Firenze segreta dei Medici, Newton Compton 2018
Marcello Vannucci, I Medici. Una famiglia al potere, 1989 Newton Compton
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