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Viaggiare sul filo di lana…

25/09/2020


Ho sempre immaginato il lavoro a maglia come un’attività creativa, soddisfacente, utile, ma decisamente da “poltrona”!
Con una buona idea e tanta volontà si può lavorare ovunque e creare come per magia qualsiasi cosa.

Non avevo invece mai valutato che  con la maglia si potesse anche  viaggiare.
Si, proprio  viaggiare nel tempo e nello spazio, scoprendo la storia e l’origine dei filati utilizzati e delle varie tecniche.

Ogni volta che prendiamo in mano un particolare ferro, scegliamo un filato, immaginiamo un modello, ci collochiamo in uno specifico luogo geografico e spesso torniamo indietro di tantissimi anni diventando parte attiva di una tradizione ormai più che millenaria.

Da questo punto di vista, il lavoro a maglia diventa ancora più “magico”: chi di noi da bambina non ha almeno una volta sottratto di nascosto quei fantastici aghi di nonna per trasformali in bacchette magiche o anche solo per giocarci un po’?  Ricordo che stavo incantata a guardare mia nonna lavorare  pensando che fosse una maga: quel filo ubbidiva veloce ai suoi comandi e nelle sue mani si trasformava in cappelli, calzini, maglioni…

Seguendo questa scia magica, non posso che partire dalla patria di folletti, gnomi e in tempi più recenti di Harry Potter.

Perdonatemi il gioco di parole, ma non ho resistito: trattandosi di lavori a maglia, questa avventura non può che iniziare “dalla Manica”! Siamo nella striscia di mare che separa l’Inghilterra dalla Francia: molte di voi a questo punto avranno forse già capito che siamo sull’isola di Guernsey.
Afferrate molto stretti i vostri ferri e scegliete dei bei colori vivaci pronte a tornare indietro fino quasi al XV secolo quando questa sperduta isola iniziò a guadagnarsi una fama arrivata fino ai giorni nostri.



Chiudendo gli occhi e con un po’ di fantasia posso sentire  l’odore salmastro del mare e il freddo umido che penetra nelle ossa. Qui vivono famiglie poverissime di pescatori abituati ad affrontare il mare per vivere e a trascorrere le serate raccontando le loro storie. Tuttavia, come spesso capita, le vere protagoniste sono le donne che grazie al loro silenzioso lavoro a maglia hanno creato vera una leggenda.

Da sempre qui la lavorazione della lana è un affare di famiglia e tutto comincia dal  “filo di ferro del pescatore”, lana così chiamata per la sua resistenza, ricavata dalle pecore del posto e poi tinta rigorosamente di  blu con il guado.

Tramandano di madre in figlia una tradizione che si perde nella notte dei tempi, le donne sono in grado di lavorare la lana con mano ferma e punti strettissimi per produrre un panno quasi impermeabile ideale per affrontare il mare.



Ogni famiglia caratterizza i propri maglioni con specifici motivi geometrici che però vengono lavorati solo sulla parte alta del maglione (sia sul dorso che sulle maniche). Per fare questi disegni la lavorazione è a diritto e rovescio, mentre il  resto del maglione è a maglia rasata con collo alto e i polsini alti.  Questo ne consente la facile sostituzione per usura rendendo il maglione facilmente riconoscibile e associabile alla specifica famiglia d’origine.


Questi maglioni, fatti per durare negli anni,  si rinnovano con il tempo così come il loro colore che cambia con l’utilizzo e l’usura:  da blu scuro a carta da zucchero, poi verde, e infine grigio.
Proprio come succede ai nostri Jeans preferiti. Ma non è l’unica cosa che hanno in comune con i più famosi pantaloni. Se, come si dice, i Jeans hanno reso grande l’America, questi maglioni hanno contribuito alla grandezza e alla forza della Marina Britannica.  
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La produzione di questi maglioni, richiestissimi da tutti i pescatori del mare del nord, ha consentito per anni la sopravvivenza economica di tante famiglie residenti sull’isola. Con il passare del tempo, le tecniche di lavorazione sono state perfezionate ed addirittura industrializzate fino a quanto  nella metà del XIX secolo i maglioni guernsey  sono entrati a far parte ufficialmente nelle divise della Royal British Navy.


Ancora oggi questi capi vengono indossati come divisa ufficiale dell’ esercito britannico.
Nel 1921, venne donato al principe del Galles un “Fair Isle” (variante dei più antichi guernsey ). Ormai la lavorazione è sempre più colorata e i disegni arditi. Il principe, da bravo inglese sempre attento alla moda e alla tradizione,  indossa volentieri in pubblico il suo maglione facendosi promotore di una nuova tendenza che ora prevede calzini e  maglioni con collo a V destinati a diventare un MUST sui campi da golf.

Così dalle poverissime barche dei pescatori, questi maglioni entrarono di diritto nei più prestigiosi Club Inglesi conquistando tutto il mondo .
Negli stessi anni, il giovane drammaturgo Noel Coward, scelse il “dolcevita” come simbolo della forza e della semplicità della sua patria. Con il crescere e il diffondersi della sua fama, divenne famoso anche questo maglione a collo alto.

Negli anni ’50, un articolo della rivista Vogue propose il maglione “Aran” e da quel momento  l’Irlanda decise di iniziare una vera e propria produzione industriale per  l’esportazione in tutto il mondo per soddisfare la sempre maggior richiesta.
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Qui però dobbiamo fermarci un attimo perché dal Guernsey alla città di Aran sono solo poche miglia di mare, ma è tutta un’altra storia e un’altra avventura.

Quindi scegliamo il nostro disegno e i nostri colori preferiti e lavoriamo il nostro pezzetto di storia.

Su Ravelry seguendo le indicazioni si può provare a realizzare il nostro moderno  Gunsey