Ferri: tempo e amore
17/12/2021
di Elena Bolasco
Come la maggior parte di chi lavora a maglia, anche io ho imparato da piccola in famiglia. Le mie zie con affetto e pazienza mi hanno accompagnato nei primi passi, lavorando accanto a me, pronte ad aiutarmi nelle incertezze e a liberarmi dai primi inevitabili grovigli.
E così insieme all'imitazione, alla curiosità e alla voglia di imparare c'è stata fin da subito una generosa dose di amore: espressa nel tempo passato insieme, nella condivisione di uno "spazio", tanto fisico quanto impalpabile, come solo il tempo e l'affetto sanno essere.
Ecco credo che in ogni nuovo lavoro a maglia sia unico e irripetibile, certamente perché dentro c'è la creatività e l'abilità di chi lo ha realizzato, ma soprattutto perché in ogni suo ferro sono racchiusi tempo e amore.
Nella storia familiare di chi lavora a maglia c'è un passaggio di consegne che è insieme consegna di affetto: le scarpine realizzate dalla zia per la tua sorella più piccola, che magicamente riaffiorano dai cassetti, e ti vengono consegnate per la nascita del tuo primo figlio; il cappottino di lana che hai fatto per la tua prima nipote e che è passato alle figlie della tua migliore amica, per poi ritornare in famiglia e che, passando di mano in mano, si è arricchito di ricordi preziosi, testimoniando in ogni passaggio l'amore e il tempo che c'è dentro.
Mentre si lavora a maglia il tempo si carica di emozioni.
Si può lavorare un capo per un regalo a qualcuno o per se stessi. Comunque sia fin dal principio, dalla scelta del progetto e del filato, si comincia a respirare quella sensazione di dedizione, attesa e realizzazione. Ci si proietta sul destinatario del lavoro con affetto e chi riceve il nostro capo realizzato a mano, prova un' emozione che testimonia questo affetto.
Durante il lavoro, il tempo della lavorazione è insieme tempo di attesa e tempo di attività: c'è uno strano dualismo che alterna momenti di eccitazione e impazienza, a momenti di attesa e ripetitività e proprio in questi momenti che potrebbero sembrare noiosi, ci scopriamo invece a riflettere in modo nuovo.
Seguendo il ritmo cadenzato dell'ennesimo ferro tutto a dritto, gli occhi si alzano dal lavoro e i movimenti delle mani sono leggibili dal nostro cervello, il nostro sguardo può posarsi su altro: un panorama durante un viaggio, il viso del tuo amore che legge assorto, il musetto del cane, che sentendo pace nell'aria, viene a reclamare la sua dose di coccole.
Ed eccolo il tempo che si dilata: le mani si muovono, il respiro si fa più profondo, gli occhi osservano e la mente comincia a viaggiare.
In momenti come questi mi sono trovata spesso a pensare al mio legame con destinatario del lavoro, ho avuto dei flashback su momenti trascorsi insieme, mi sono rivenute in mente canzoni, immagini, nomi, ho provato gioia a volte nostalgia, ma comunque sono state emozioni belle, piene che mi riportavano a quel legame.
Lavorando per il nipote in arrivo ho provato la gioia dell'attesa e la curiosità della sorpresa, sferruzzando ho provato impazienza, gratitudine e pace.
Mentre mi cimentavo con i primi microcalzini, io ho di fatto cominciato a creare un legame con lui ancor prima di poterci incontrare e quando poi li ho visti indossati, la tenerezza è stata intensa: il mio abbraccio poteva restare lì su quei piedini, anche per ore, senza pesare.
Realizzare un capo per me è stato un passo tanto grande quanto prezioso, è stato senza dubbio dedicarmi tempo e affetto: che colore mi piace? Come voglio che vesta? Con cosa lo voglio abbinare? Un'euforico delirio di onnipotenza ha caratterizzato la fase del progetto, poi come accade con le grandi sfide, all'inizio del lavoro ero tesa: "se sbaglio sarà un disastro tanto tempo buttato, tanta fatica sprecata". Poi ho sbagliato, grazie a Dio, e così come accade per ogni cosa nella vita, lo ho affrontato piano piano, un passo dopo l'altro, accettando l'errore. Disfacendo e rifacendo sono andata avanti.
Nel tempo passato lavorando a maglia ho scoperto che sono frettolosa nel leggere le indicazioni del progetto e riflettendoci su ho capito che la fretta nel partire, senza la certezza di aver capito bene fino in fondo la richiesta del lavoro da svolgere, l'ho avuta anche in altre attività e che è una cosa sulla quale quindi devo ancora lavorare.
Il tempo condiviso nel lavoro di gruppo è ricco di relazioni: la maglia non conosce età ne ceto sociale. In un gruppo di maglia le chiacchiere sul come si sta svolgendo il lavoro si intrecciano sempre con racconti di vita.
Lavorare a maglia in gruppo regala una dimensione umana nella quale il tempo è ricco, denso, dilatato e leggero allo stesso tempo. Il calore del lavoro a maglia non sta solo nella lana.
Come la maggior parte di chi lavora a maglia, anche io ho imparato da piccola in famiglia. Le mie zie con affetto e pazienza mi hanno accompagnato nei primi passi, lavorando accanto a me, pronte ad aiutarmi nelle incertezze e a liberarmi dai primi inevitabili grovigli.
E così insieme all'imitazione, alla curiosità e alla voglia di imparare c'è stata fin da subito una generosa dose di amore: espressa nel tempo passato insieme, nella condivisione di uno "spazio", tanto fisico quanto impalpabile, come solo il tempo e l'affetto sanno essere.
Ecco credo che in ogni nuovo lavoro a maglia sia unico e irripetibile, certamente perché dentro c'è la creatività e l'abilità di chi lo ha realizzato, ma soprattutto perché in ogni suo ferro sono racchiusi tempo e amore.
Nella storia familiare di chi lavora a maglia c'è un passaggio di consegne che è insieme consegna di affetto: le scarpine realizzate dalla zia per la tua sorella più piccola, che magicamente riaffiorano dai cassetti, e ti vengono consegnate per la nascita del tuo primo figlio; il cappottino di lana che hai fatto per la tua prima nipote e che è passato alle figlie della tua migliore amica, per poi ritornare in famiglia e che, passando di mano in mano, si è arricchito di ricordi preziosi, testimoniando in ogni passaggio l'amore e il tempo che c'è dentro.
Mentre si lavora a maglia il tempo si carica di emozioni.
Si può lavorare un capo per un regalo a qualcuno o per se stessi. Comunque sia fin dal principio, dalla scelta del progetto e del filato, si comincia a respirare quella sensazione di dedizione, attesa e realizzazione. Ci si proietta sul destinatario del lavoro con affetto e chi riceve il nostro capo realizzato a mano, prova un' emozione che testimonia questo affetto.
Durante il lavoro, il tempo della lavorazione è insieme tempo di attesa e tempo di attività: c'è uno strano dualismo che alterna momenti di eccitazione e impazienza, a momenti di attesa e ripetitività e proprio in questi momenti che potrebbero sembrare noiosi, ci scopriamo invece a riflettere in modo nuovo.
Seguendo il ritmo cadenzato dell'ennesimo ferro tutto a dritto, gli occhi si alzano dal lavoro e i movimenti delle mani sono leggibili dal nostro cervello, il nostro sguardo può posarsi su altro: un panorama durante un viaggio, il viso del tuo amore che legge assorto, il musetto del cane, che sentendo pace nell'aria, viene a reclamare la sua dose di coccole.
Ed eccolo il tempo che si dilata: le mani si muovono, il respiro si fa più profondo, gli occhi osservano e la mente comincia a viaggiare.
In momenti come questi mi sono trovata spesso a pensare al mio legame con destinatario del lavoro, ho avuto dei flashback su momenti trascorsi insieme, mi sono rivenute in mente canzoni, immagini, nomi, ho provato gioia a volte nostalgia, ma comunque sono state emozioni belle, piene che mi riportavano a quel legame.
Lavorando per il nipote in arrivo ho provato la gioia dell'attesa e la curiosità della sorpresa, sferruzzando ho provato impazienza, gratitudine e pace.
Mentre mi cimentavo con i primi microcalzini, io ho di fatto cominciato a creare un legame con lui ancor prima di poterci incontrare e quando poi li ho visti indossati, la tenerezza è stata intensa: il mio abbraccio poteva restare lì su quei piedini, anche per ore, senza pesare.
Realizzare un capo per me è stato un passo tanto grande quanto prezioso, è stato senza dubbio dedicarmi tempo e affetto: che colore mi piace? Come voglio che vesta? Con cosa lo voglio abbinare? Un'euforico delirio di onnipotenza ha caratterizzato la fase del progetto, poi come accade con le grandi sfide, all'inizio del lavoro ero tesa: "se sbaglio sarà un disastro tanto tempo buttato, tanta fatica sprecata". Poi ho sbagliato, grazie a Dio, e così come accade per ogni cosa nella vita, lo ho affrontato piano piano, un passo dopo l'altro, accettando l'errore. Disfacendo e rifacendo sono andata avanti.
Nel tempo passato lavorando a maglia ho scoperto che sono frettolosa nel leggere le indicazioni del progetto e riflettendoci su ho capito che la fretta nel partire, senza la certezza di aver capito bene fino in fondo la richiesta del lavoro da svolgere, l'ho avuta anche in altre attività e che è una cosa sulla quale quindi devo ancora lavorare.
Il tempo condiviso nel lavoro di gruppo è ricco di relazioni: la maglia non conosce età ne ceto sociale. In un gruppo di maglia le chiacchiere sul come si sta svolgendo il lavoro si intrecciano sempre con racconti di vita.
Lavorare a maglia in gruppo regala una dimensione umana nella quale il tempo è ricco, denso, dilatato e leggero allo stesso tempo. Il calore del lavoro a maglia non sta solo nella lana.
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